Il suo discorso al termine del consiglio pastorale

La giornata trascorsa con don Alberto e con tutti i preti della Comunità Pastorale di San Paolo della Serenza ha permesso a Mons. Elli di conoscerci e da questa conoscenza ne è scaturita una valutazione positiva, di una bella comunità costituita da quattro parrocchie che pur nella loro diversità hanno imparato a coesistere grazie all’accettazione delle reciproche diversità e con ciò dimostrando che un cammino comunitario è possibile. Vede nella nostra Comunità delle potenzialità unite a impegno, testimonianza e tradizione di vita cristiana, tutto ciò ringraziando Dio che la illumina e guida. Un pensiero ed un ringraziamento ai sacerdoti – presenti e passati – che hanno lavorato e lavorano con intelligenza ed uno sguardo verso il futuro, aiutandosi e sostenendosi vicendevolmente, dando testimonianza di volersi bene. 
Certamente viviamo in un contesto complesso, dove è in atto un processo di scristianizzazione, pertanto si avverte la fatica nel trasmettere il messaggio del Vangelo, la Chiesa sta vivendo un momento di cambiamento strutturale: viviamo il tempo presente sapendo che Gesù è con noi sempre e perseguendo una prospettiva della speranza.
Ecco alcune preziose indicazioni:  
  1. il Consiglio Pastorale è il luogo del DISCERNIMENTO, dove le grandi sfide vengono pensate.  “cosa significa Chiesa in uscita”, “cosa vuole dire annunciare il Vangelo anche a quelli che non vengono a messa”, “come annunciare il Vangelo”.
  2. Essendo la nostra una Comunità Pastorale, ogni punto di partenza di discernimento deve prendere origine dal pensiero che non siamo quattro parrocchie bensì UNA COMUNITÀ PASTORALE. La prospettiva della Comunità Pastorale è una prospettiva di obbedienza alla FEDE. Le riflessioni e le azioni del Consiglio Pastorale sono sempre rivolte ad un’assemblea comunitaria credente, che vive della realtà di 4 parrocchie. Occorre individuare dei segni concreti che dicono che siamo una Comunità Pastorale.
  3. Tutta l’Iniziazione Cristiana abbia un COORDINAMENTO UNICO E UNA PROPOSTA UNIVOCA.  Dove “univoca” non deve essere letta come appiattimento bensì come una proposta che crea “unione” ovvero una comunione di intenti.
  4. Celebrazione di VERI eventi di Comunità
  5. L’oratorio deve essere un luogo vivo: questo è possibile solo attraverso una corresponsabilità tra il sacerdote e i laici, giovani e famiglie, che vanno formati e che desiderano impegnarsi a tenere in piedi la realtà oratoriana. In tal senso è stato dato mandato a don Riccardo per i prossimi anni.
  6. Una considerazione importante riguarda l’attuale numero di sacerdoti presenti nella nostra Comunità, che oggi ha la grazia di averne cinque ma ragionevolmente non ci si può aspettare che in futuro possa persistere una situazione di questo tipo e neppure si potrà contare su sostituzioni o integrazioni di sacerdoti in futuro.
  7. Occorre procedere ad un ragionamento sulle strutture esistenti e interrogarsi su alcuni aspetti quali ad esempio:
    • La necessità di tenerle tutte in considerazione anche dei costi per il loro mantenimento
    • Se si potesse individuarne alcune tra di esse che possono essere destinate alla Caritas, così da portare avanti progetti di missionarietà e di carità nei quali coinvolgere i giovani e le famiglie.
    • Individuare strutture da mettere a reddito per garantire in futuro entrate ordinarie.
  8. Sarebbe importante orientarsi verso un CAE unico per l’intera Comunità Pastorale per avere una visione di insieme, pur mantenendo i CAE di ogni singola parrocchia poiché per legge prevede che la gestione economica è per singola parrocchia; da qui organizzare periodicamente un CAE comunitario affinché i singoli CAE si possano confrontare ed agire secondo un unico disegno di gestione.

 

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